La paura di salire sul trailer o sul van è comune a tanti cavalli.
Cerchiamo di risolverla con Addestramento Etologico.
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Uno degli aspetti più importanti da non sottovalutare è l’integrità fisica del cavallo che abbiamo in lavoro.
Qualsiasi piccolo dolore può portare l’animale a manifestare certe rigidità o atteggiamenti sbagliati agli occhi del cavaliere.
Così nel rifiuto di saltare un ostacolo da parte del cavallo ci possono essere molte cause, tra le quali un problema fisico che è quello che dobbiamo ricercare per poi andare a risolvere il problema.
Un cavallo che non vuole stare fermo al momento della salita in sella può avere il problema di un forte mal di schiena al quale il povero animale tenta di sottrarsi al momento della pressione maggiore.
Questo è uno dei tanti esempi in cui dare una punizione è la cosa che dimostra la più radicata ignoranza del cavaliere.
Ci sono molti casi di cavalli che mostrano comportamenti strani (paure improvvise, difese, rifiuti, etc etc) che il più delle volte vengono sottovalutati o addirittura non presi in considerazione, che possono derivare da problemi neurologici, che magari arrivano a portare rigidità e mettere il cavallo contro nell’eseguire certi esercizi.
E’ per questo motivo che il nostro centro di addestramento si avvale della supervisione della Dott. Claudia Del Taglia, medico veterinario ippiatra, interessata alla neurologia e ai problemi neurologici centrali e spinali del cavallo.
“Molte persone guardano ma pochi vedono.” Monty Roberts
Marco Pagliai
Ogni momento che passiamo a cavallo dovrebbe servire non tanto per imparare uno stile estetico impeccabile, ma quanto ad affinare certe sensazioni ed abilità che il buon cavaliere possiede.
E’ inutile un ottimo stile di monta se non è supportato da una “sensibilità equestre” capace di tirare fuori il meglio da ogni cavallo.
Esistono moltissimi aiuti nati per aiutare il cavaliere nell’esecuzione impeccabile degli esercizi, che oggi sono entrati a far parte del comune corredo da equitazione, quasi come elementi di abbigliamento, senza pensare all’importanza di saperne fare a meno.
L’abilità più difficile da apprendere è invece fatta dalla sensibilità e dalla comprensione di come “chiedere” al cavallo. Uno stile bello a vedersi ma troppo rigido porta naturale rigidità anche al cavallo. L’elasticità, fluidità e tempestività negli aiuti fanno veramente la differenza tra un cavaliere ed un ottimo cavaliere. La risposta ad un aiuto deve essere così radicata che un cavallo ci si attenga vincendo l’istinto naturale alla fuga anche di fronte a situazioni di allerta.
Il cavallo, per ogni domanda, ha bisogno di una risposta immediata (max 3 sec, ma 3 decimi di sec è meglio) per poter comprendere quello che vogliamo. Ad esempio alla pressione della gamba il cavallo risponderà con fare un passo in avanti, subito dopo la pressione andrà tolta dando una risposta positiva. Non è difficile trovare cavalli con la cute dei fianchi inspessita dal continuo contatto degli speroni del cavaliere.
“Il rinforzo primario più importante è il rilascio di pressione.” Monty Roberts
“Lo sperone è una conquista per il cavaliere che ha dimostrato di saperne fare a meno” Francesco Vedani
Il processo di rafforzamento negativo è tra i più usati nel mondo dell’equitazione. Così uno stimolo spiacevole (evitativo) viene applicato fin quando l’animale non ha il comportamento desiderato. La ricompensa è data proprio dal rilascio della pressione e dalla sospensione dello stimolo spiacevole. Così, come agli speroni, anche la risposta all’imboccatura avviene nella stessa maniera. Se viene applicata una pressione sull’ imboccatura con la redine sinistra il cavallo girerà la testa verso quel lato per alleviare la pressione.
Se il cavallo è addestrato correttamente la pressione sull’imboccatura viene applicata solamente quando serve. In questo modo il cavallo impara a girare con una lievissima pressione essendo stati ricompensati i meccanismi evitativi allo scopo di impiegarli per controllarlo.
L’uso improprio delle imboccature viene assimilato ad una punizione, riducendo l’apprendimento e favorendo comportamenti alternativi (cavallo che si impenna, cavallo “duro in bocca”, etc etc).
“La mano non deve essere così severa da limitare il cavallo e metterlo a disagio, nè cosi rilassata che il cavallo non la sente nemmeno. Nell’istante in cui il cavallo obbedisce e risponde alla mano, gli si devono cedere la redini. Si elimina così la tensione e lo si alleggerisce in bocca, a conferma del principio, che non va mai dimenticato, che il cavallo deve essere sempre premiato e accarezzato quando esegue correttamente quanto gli è stato richiesto. Non appena il cavaliere sente che il cavallo sta assumendo la giusta posizione della testa, e sta venendo in mano, leggero e senza opporre resistenza, non dovrà fare niente che possa riuscirgli spiacevole, ma solo parlargli dolcemente, lasciarlo riposare e fare tutto il possibile per tenerlo rilassato. Questo darà fiducia al cavallo, preparandolo ad una intesa sempre più profonda con il suo cavaliere.” Senofonte 400 a.c.
Un altro aspetto molto importante è che il cavallo in natura mangia continuamente erba, che è un alimento a basso contenuto energetico. Deve pascolare per circa 16 ore al giorno per incamerare energia sufficiente per la sua sopravvivenza. Pertanto i cavalli sono animali molto attenti a sprecare le energie che richiedano così tanto tempo per essere incamerate. Si capisce così che il riposo è un rinforzo naturale molto molto importante.
“Il cavallo supererà fossati, li salterà di nuovo è farà qualsiasi altra cosa, purché lo si lodi e gli si riconosca il giusto riposo dopo il conseguimento delle sue imprese.” Senofonte 400 a.c.
Marco Pagliai
Questa tecnica di addestramento utilizzata da Monty Roberts consiste nel curare le fobie del cavallo attraverso una esposizione graduale alla sua paura. E’ molto importante rinforzare ogni poco il cavallo per farlo rimanere calmo. Lo stimolo (telo di plastica, tosatrice elettrica, etc etc) deve essere avvicinato al cavallo non arrivando mai a creare in lui una tale tensione da non permettere apprendimento.
Il cavallo non viene bloccato e lo stimolo viene applicato fin tanto che il cavallo reagisce; quando il cavallo si rilassa, lo stimolo viene rimosso.
Nell’ equitazione tradizionale un altro modo per abituare il cavallo agli stimoli è “l’inondazione”. Questo metodo, a differenza della desensibilizzazione, consiste nel bloccare l’animale in modo che non possa scappare ed applicare lo stimolo ripetutamente fin tanto che il cavallo smette di reagire.
Il problema di questo metodo è che si nega l’opzione della fuga al cavallo.
La gran differenza tra l’inondazione e la desensibilizzazione progressiva è il rilascio di pressione.
“Negare la possibilità di scelta ad un cavallo significa minacciare la sua sopravvivenza. Questo, non solo è pericoloso ma aumenta il suo livello di adrenalina che non agevola certo il suo apprendimento.” Monty Roberts
L’ ABITUDINARIETA’
Partendo sempre col concetto che le punizioni fisiche non danno mai buoni risultati, il loro uso ripetuto può ridurre sempre più la loro efficacia.
L’insorgenza di terrore, paura e attenzione esagerata, se vengano manifestati ripetutamente, portano ad affievolire la risposta.
Questo fenomeno si chiama ABITUDINARIETA’, una forma semplice si apprendimento che avvolte troviamo in cavalli considerati stupidi e soprattutto ostinati.
Una punizione che non ha avuto effetto nel cavallo che mostrerà il solito problema, viene resa leggermente più forte portando solamente il cavallo ad abituarsi ad essa.
Il risultato finale sarà che l’addestratore dovrà impiegare punizioni sempre più severe fino a renderle inaccettabili.
Così molti cavalli trovano un brutto destino dato, non dalla loro ostinatezza, ma dalla sbagliata concezione della punizione da parte del loro addestratore.
Ogni rapporto basato sulla paura e sulle punizioni, potrà anche portare al risultato, ma non sarà il migliore. Il desiderio di eccellere non può che nascere dalla propria volontà, da una motivazione interiore e personale.
Marco Pagliai
Abbiamo già iniziato a trattare la nostra idea di addestramento nella sezione Rieducazione comportamentale, parlando di alcuni tra i più comuni problemi quali l’ incomprensione uomo-cavallo, e la errata applicazione degli aiuti.
Sappiamo quanto possa essere dannoso quando la paura prende il sopravvento sulla fiducia, in quanto ricorrere alla forza fisica e a punizioni per far valere la propria autorità induce solamente a creare tensione nel cavallo, farlo diventare aggressivo e rifiutarsi di comprendere la richiesta dell’addestratore.
Tutta questa confusione si riduce o scompare quando il cavallo è portato a vedere il suo addestratore come un compagno più anziano.
Attraverso vari metodi di comunicazione è possibile instaurare con i cavalli un rapporto di fiducia e rispetto diventando membri di un branco formato da due elementi.
Il cavallo, essendo un animale più portato alla coesione sociale che alla dominanza, tende facilmente ad atteggiamenti di esplorazione e alla aggregazione. Un ottimo addestramento dovrebbe riuscire a trasferire fiducia nell’ addestratore tale da farlo diventare come un suo conspecifico. Così quando si troverà di fronte ad una minaccia, l’animale cercherà sicurezza presso l’addestratore piuttosto che prendere la fuga.
Non dobbiamo pretendere il rispetto del cavallo ma dobbiamo conquistarlo dimostrandoli equità e chiarezza di intenti.
“I migliori addestratori si riconoscono da movimenti sobri e deliberati, dalla pazienza e dalla semplicità del loro equipaggiamento.” A.F. Fraser
Un buon addestramento facilita inoltre un ampia gamma di comportamenti innati.
Nell’addestramento avanzato, come il Dressage, il cavallo imita le azioni naturali, ad esempio il Passage (trotto rilevato in cui sembra che il cavallo danzi da una diagonale all’altra) ed il Piaffe (la stessa azione compiuta sul posto), simulano l’azione di avvicinamento dello stallone attratto dalla femmina.
Il movimento trasversale, chiamato Appoggiata (diagonale rapido e laterale in cui il cavallo incrocia glia arti esterni su quelli interni), è utilizzato dal cavallo allo stato libero per aumentare il suo spazio personale o lanciare un avvertimento.
Se riusciamo a far si che il nostro cavallo impari ad imparare e si diverta a farlo la cosa giusta sarà resa facile e quella sbagliata difficile.
Non è importante il tempo impiegato per ottenere un buon addestramento ma la prontezza con cui il cavallo accetta l’addestratore ed il compito che gli viene presentato.
Così facendo cavallo e addestratore diventano una squadra.
Marco Pagliai
Se solo riuscissimo a capire cosa significa “essere cavallo” potremmo capire che i suoi problemi derivano dall’ addomesticamento, dal nostro tipo di approccio nelle più svariate situazioni e dalle aspettative che riponiamo nei suoi confronti.
Non dobbiamo mai dimenticare che le nostre due specie sono, non solo molto differenti, ma hanno spesso anche differenti priorità.
La maggior parte dei problemi comportamentali dei cavalli sono creati dall’uomo, dalla non conoscenza delle loro priorità.
“Se volete conoscere i problemi del vostro cavallo, guardatevi allo specchio”. Monty Roberts
Nell’ addestramento che implica l’eliminazione di un comportamento indesiderato la risposta dell’addestratore deve realizzarsi a brevissima distanza (centesimi di secondo) dal momento in cui si è manifestato il comportamento negativo, in modo tale che avvenga l’associazione del comportamento sbagliato alla risposta.
Per questo motivo, molte volte il ritardare, anche se di poco, la risposta provoca un effetto totalmente contrario da quello cercato. In questo modo il cavallo vedrà la risposta come un evento completamente indipendente dal suo comportamento sbagliato, non comprendendone la motivazione.
Proprio per questo motivo l’uso della nostra voce come risposta ad un comportamento giusto o sbagliato, è di fondamentale aiuto essendo proprio la risposta più veloce che si possa dare.
Molto spesso, i normali aiuti usati (frustino e speroni), vengono utilizzati con tempistiche sbagliate causando l’insorgenza di incomprensione che si traduce in stress, paure, nervosismo etc etc.
“Quando i cavalieri danno eccessivi aiuti è spesso perché agiscono con gli aiuti troppo tardi invece che al momento giusto”. Nuno Oliveira
Marco Pagliai