Possiamo indicare al cavallo la risposta esatta alla nostra domanda solo con chiarezza e semplicità di gesti, azioni e suoni.
Uno dei tanti doveri che noi abbiamo durante ogni fase dell’addestramento è quello di cercare sempre di rendere le cose semplici al cavallo, per aiutarlo a manifestare il prima possibile il comportamento che vogliamo da lui, cercando di “suggerirglielo”.
Il condizionamento operante è chiamato anche apprendimento per prove ed errori perché è il cavallo a determinare o no l’arrivo del rinforzo con il suo comportamento, dovendolo scoprire da solo e spesso facendo una serie di tentativi.
Per esempio: da sella iniziamo a tirare ambedue le redini (stimolo) e vedremo che il cavallo inizierà a fare qualcosa (tentativi): forse masticherà, forse si appoggerà con più forza sull’imboccatura, potrà portare la testa in alto, indietreggerà, eccetera eccetera. Il momento in cui noi facciamo arrivare il rinforzo (cioè smettiamo di tirare le redini) andrà a premiare il comportamento che il cavallo avrà appena fatto. Così può capitare che la risposta che noi vogliamo dal nostro cavallo non arrivi subito ma sia preceduta da molte altre risposte sbagliate che il nostro amico prova a darci non conoscendo ancora quella corretta.
Dobbiamo partire dal presupposto che, il cavallo non nasce conoscendo il significato delle nostre richieste, e l’equitazione in generale non è naturale; per questo motivo c’è bisogno di addestrare il cavallo a dare le risposte giuste. Ci sono moltissimi manuali che spiegano bene come fare le richieste dando per scontato però che il cavallo sappia come rispondere. Se fosse così, montare a cavallo sarebbe davvero molto più semplice di quello che realmente è.
Addestrare a comprendere.
Il cavallo va addestrato a comprendere le nostre richieste e lui, per riuscirci, inizialmente farà dei tentativi per capire cosa deve fare per far comparire il rinforzo. Considerando che la stragrande maggioranza della nostra interazione con il cavallo è basata sul dare e togliere pressione, il nostro amico moltissime volte si troverà a dover capire come fare a uscire da una determinata pressione che, seppur leggera che sia, provoca pur sempre fastidio.
È per questo motivo che è molto importante che noi gli andiamo in aiuto cercando di indirizzarlo verso la risposta giusta. Questo evita che il cavallo, procedendo per tentativi, esegua altri comportamenti per eliminare il fastidio delle pressioni, e nello stesso tempo fa sì che le pressioni siano applicate per un tempo minore e con minore intensità.
Ne deduciamo che la nostra capacità di leggere il comportamento del cavallo insieme a un ambiente idoneo in cui l’addestramento si attua sono alcuni degli elementi che permettono un buon risultato.
Anche il rinforzo positivo (cibo) è ugualmente importante per indirizzare il cavallo in modo da non aumentare la probabilità di errori.
Pertanto, oltre a conoscere bene le regole della psicologia dell’apprendimento, che sono la base indispensabile per addestrare correttamente il nostro cavallo, dovremmo concentrarci su come fare ad indirizzare il suo comportamento.
L’ambiente circostante.
L’ambiente in cui si svolge l’addestramento e le nostre azioni possono essere sistemati, aggiustati e modificati per indirizzare la risposta del cavallo e far sì che manifesti il prima possibile il comportamento voluto.
Facciamo un esempio di come insegnare al nostro cavallo a sdraiarsi ad un nostro segnale. Al ritorno da una bella passeggiata togliamo la sella e lo portiamo a cavezza in una zona tranquilla, dove ci sia un terreno ideale, magari sabbioso e morbido, per potersi sdraiare. Se è un po’ sudato, il cavallo probabilmente avrà molta voglia di rotolarsi su una superficie di questo tipo. Lasciamo che inizi a passeggiare a testa bassa annusando e raspando il terreno, assecondiamolo seguendolo da vicino e lasciamo che scelga il punto migliore per sdraiarsi. Subito prima che lo faccia diamo un comando vocale a nostra scelta, una parola qualsiasi purché breve e definita. Ovviamente in questo momento il comando vocale non ha nessun significato per il cavallo ma in seguito diventerà un rinforzo secondario. Naturalmente le prime volte che il cavallo si sdraierà non sarà per una nostra richiesta, ma perché ha voglia di farlo, e noi l’abbiamo aiutato in ciò, creandogli le giuste condizioni. Nel momento in cui si sdraia, immediatamente diamo il rinforzo positivo (un po’ di belle carote). Anche in questi momenti è sempre bene leggere il suo comportamento perché potrebbe alzarsi di scatto, magari manifestando anche comportamenti di difesa. Per questo motivo è bene sempre lasciargli il suo tempo e stare di fronte a lui, anche quando è sdraiato.
Dopo alcune ripetizioni di questa procedura il cavallo assocerà prima il comportamento di sdraiarsi con l’arrivo del rinforzo positivo, e poi, tramite il condizionamento classico, userà il comando vocale che gli abbiamo dato nel momento in cui si sdraiava immediatamente prima della carota, che gli annuncia l’arrivo del rinforzo primario, e si sdraierà solo udendolo. Volendo potremmo usare anche altri rinforzi secondari, come per esempio un gesto col braccio che gli indichi di sdraiarsi.
Per insegnare al cavallo queste basi di “domanda e risposta” dobbiamo essere chiari e semplici nell’esporre le nostre richieste. Se siamo confusionali, agitati o facciamo gesti inutili, il cavallo si confonde a sua volta.
Iniziamo quindi con piccoli esercizi molto semplici.